RECENSIONE: Pathfinder

Tutto il contenuto di questa recensione si riferisce solamente al materiale ufficialmente pubblicato dalla Paizo Publishing. Per quanto il materiale di terze parti sia indubbiamente importante, non rientra nello scopo di questa recensione.

 

Introduzione

Edito nel lontano 2009 dalla Paizo Publishing, autori delle riviste ufficiali di D&D, coordinato da Jason Bulmahn, responsabile di Living Greyhawk, ed illustrato dall’incredibile goblin-lover Wayne Reynolds, Pathfinder è uno dei “mostri sacri” del GDR.
Tanto amato quanto ripudiato, l’influenza e l’impatto che ha avuto sulla nostra community dal momento della sua nascita è assolutamente innegabile. Tanto che oggi, a 10 anni quasi esatti dalla sua pubblicazione, si continua a parlarne (e recensire).

La cinica realtà dietro questa recensione è quella di voler attirare qualche click in più mettendo in mostra un nome famoso come Pathfinder che forse, dopo D&D, è il nome più conosciuto tra tutti i GDR, ma anche il meno “compreso” da chi non vi si è mai addentrato.
Esistono schiere di giocatori, esperti e non, che lo hanno sempre rifiutato come un clone leggermente riaggiustato della ben più famosa 3.5e, evitandolo come la peste vista la pessima nomea che al giorno d’oggi quell’edizione porta. La realtà è che Pathfinder, nonostante sia direttamente basato sulla OGL (Open General License) della 3.5e, comprende un incredibile lavoro di ristrutturazione, bilanciamento ed espansione che difficilmente traspare dalle spesso criptiche pagine del gigantesco Corebook.

Ambientazione

Golarion, l’ambientazione iconica di Pathfinder, è una meravigliosa accozzaglia di stili, culture, religioni, storia, idee strambe e goblin. Come ambientazione “fantasy eroica” è forse una delle migliori in circolazione, data l’ampiezza, la completezza e la incredibile cura per i dettagli che vi sono riposte.
Dovendo andar a parlare in dettaglio del mondo di Golarion, le pagine di questa recensione diventerebbero un numero poco confortevole, per cui ci limitiamo ad una panoramica generale e lasciamo al lettore il piacere della scoperta.

Il mondo di Golarion è diviso in 8 continenti, racchiusi tra 5 oceani e 9 mari. Ciascuna di queste enormi distese di terra rappresenta una stereotipica ambientazione a sé stante, vagamente ricollegabile per posizione geografica e nomenclatura al mondo reale. Dai perduti imperi dell’ormai quasi completamente inabissato continente di Azlant, agli dei-faraone dei deserti di Garund e le pianure devastate dalle schermaglie degli stati combattenti di Tian Xia, l’ufficiale ambientazione di Pathfinder offre uno spunto di gioco per tutti i gusti (compresi coloro che amano lo SciFi [e no, non stiamo parlando di Starfinder]).

Meccaniche di Gioco

Il punto forte di Pathfinder, il motivo per cui dopo 10 anni dalla sua ufficiale uscita continua ad essere estremamente popolare, è riconducibile a pochi semplici punti: una meccanica di gioco complessa ed estensiva (a tratti quasi simulativa), una pletora di opzioni di gioco, sia per giocatori che per master, ed una quantità a dir poco impressionante di materiale pubblicato.

Le meccaniche di gioco, in particolare, sono direttamente collegate alla vecchia 3.5e, mantenendone il feeling generale ma andando a migliorare alcuni degli aspetti più “contorti”. I costi in XP per la creazione di oggetti magici e per la scelta di classi preferite sono stati rimossi, vengono introdotti Cantrip e Orisons (incantesimi di livello 0 per classi arcane e divine), modifiche alle regole delle manovre ed una gestione più semplice dei punti abilità.

Chiunque abbia giocato una qualsiasi variante della terza edizione di D&D si troverà a casa prendendo in mano le regole di Pathfinder, ed il feeling che si ha giocando è lo stesso number crunching che andava tanto di moda nei primi anni 2000.

A dare un ulteriore boost alle meccaniche di gioco complesse ed esaustive sono la moltitudine di opzioni di personalizzazione possibili. Sparse in decine di hardcover, softcover, handbook e quant’altro (ma tutti comodamente ed incredibilmente precisamente raccolti in una Wiki online ad accesso gratuito), le opzioni di gioco per master e giocatori sono il punto che forse attira di più a questo sistema di gioco. Per quanto sia innegabile che alcune combinazioni siano indubbiamente più “broken” di altre (Synthesist Summoner, Vivisectionist Alchemist, lookin’ at you) il lavoro di bilanciamento apportato dai membri del team Paizo è ragguardevole, rendendo praticamente ogni opzione possibile almeno giocabile.

Conclusioni

Per quanto il gioco in sé possa essere complicato, le conclusioni che lo riguardano sono tremendamente semplici: Pathfinder non è per tutti.
Non è neanche per pochi però. Si tratta di un gioco per chi è disposto a prendere di petto oltre 500 pagine di regolamento (che verranno usate tutte fino all’ultima) per aver accesso al probabilmente miglior gioco di ruolo fantasy eroico fin’ora pubblicato.

 

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