RECENSIONE: City of Mist

L’autore di questo articolo, come membro di The Agency, un’associazione dedita ai giochi di ruolo, ha ricevuto una copia gratuita del manuale base, gentilmente offerta da Isola Illyon Edizioni, con il fine di essere usato in associazione e dimostrato in fiere ed eventi.
Nessuna recensione è stata richiesta e le opinioni espresse in questo articolo sono interamente e solamente personali.

Introduzione

City of Mist, scritto da Amit Moshe, edito da Son of Oak Games e distribuito da Modiphius per il mercato estero, tradotto e pubblicato da Isola Illyon Edizioni in Italia, è definito come un “Cinematic Detective Role-Playing Game”.
Mai definizione di un gioco di ruolo fu più azzeccata.
Scorrendo tra le pagine del cospicuo manuale (intorno alle 510 pagine per l’edizione inglese) la prima impressione che si ha di City of Mist è di scorrere un fumetto a tema noir.
Generalmente parlando, il manuale in sé è un vero e proprio spettacolo: i colori brillanti con tendenze al viola, blu scuro e nero,  le eccezionali grafiche e le vere e proprie pagine a fumetti, che intervallano i vari capitoli, completano l’esperienza.
L’impaginazione è estremamente curata, anche se l’organizzazione dei (non pochi) argomenti di gioco potrebbe essere leggermente migliorata. Spesso mi sono ritrovato ad andare avanti ed indietro centinaia di pagine per recuperare informazioni sperse qua e là.

Ambientazione

L’ambientazione è sempre il punto dolente di ogni recensione: alcune, per essere descritte appieno, richiederebbero pagine e pagine di sproloquio; altre invece, come nel caso di City of Mist, si possono riassumere in qualche semplice riga.
Questo però non significa che l’ambientazione del gioco in questione sia semplice, piatta o scontata, al contrario è così ampia ed aperta che risulta difficile descriverla se non in termini generali.

Scendendo più nel dettaglio, come il nome del gioco suggerisce, le vicende dei personaggi si svolgeranno nella City. Che cosa questa sia di preciso è una decisione lasciata al gruppo di gioco, l’unica cosa assolutamente certa è che alcuni degli abitanti di questa città, tra cui i PG stessi, sono dei Rift: all’apparenza comuni umani che però portano dentro di se lo spirito di una Leggenda.
Queste Leggende sono esattamente quello che il nome suggerisce: spiriti, anime o ideali tratti dalla narrativa, la comune credenza, il folklore, la religione o qualsiasi altra fonte. Il fioraio all’angolo della strada potrebbe essere il Rift di Sherlock Holmes, la ricca ereditiera potrebbe portare in se lo spirito di Excalibur mentre la docile maestra d’asilo essere l’avatar di Bastet.

Quasi nessuno però, tranne occasionalmente qualcuno tra gli altri Rift, si accorgerà mai della leggenda che un’altro abitante della City ospita. Questo perché la città è perennemente avvolta dalla Mist, una forza od entità non ben specificata che si prodiga nel tenere nascosto, agli occhi dei comuni mortali, tutto ciò che riguarda le Leggende e le loro manifestazioni terrene.
Alcuni dei Rift possiedono poteri straordinari, ma la loro manifestazione apparirà come comune agli Sleeper della città: il Rift di Arthur Pendragon, manifestata la sua lucente armatura, apparirà come un normale uomo stretto in un giubbotto antiproiettile. La Mist non può però cambiare del tutto la realtà, ma solo aggiustarne la percezione: un colpo d’arma da fuoco rimbalzerà sempre sull’armatura del re di Britannia, indipendentemente da come questa venga vista.

Quello scritto fin’ora è solo la punta dell’iceberg dell’ambientazione di City of Mist, una rapida panoramica per dare l’idea di che cosa i potenziali giocatori ed MC (Master of Cerimonies/Maestri di Cerimonia) andranno ad affrontare.

Meccaniche di Gioco

Le meccaniche di City of Mist sono il punto più ostico di cui parlare: in poche parole, tutto si svolge tramite una versione leggermente modificata ed adattata del famoso Powered by the Apocalypse.
Per chi non lo conoscesse PbtA è (in breve) un sistema di gioco, principalmente improntato alla narrazione, che fa non fa uso di razze, classi o livelli, ma piuttosto di temi. Questi sono tutto ciò che definisce il personaggio giocante, dalle sue abilità ai suoi bonus al momento del lancio dei dadi.

[In questa recensione non entreremo nello specifico dettaglio della creazione del personaggio o in una spiegazione completa delle meccaniche di gioco, in quanto queste costituiscono gran parte del manuale ed avrebbero bisogno di un articolo a parte per essere riassunte come si deve. Ci limiteremo quindi ad una panoramica degli aspetti più salienti.]

In particolare, in City of Mist ogni personaggio avrà quattro temi divisi tra Logos, cioè i temi “comuni” come la professione che la controparte umana normalmente svolge, e Mythos, cioè tutto ciò che riguarda direttamente la Leggenda che il personaggio ospita.
Ogni personaggio (in creazione) dovrà necessariamente avere almeno un Logos ed almeno un Mythos, mentre gli altri due potranno essere scelti liberamente andando a definire quanto questo sia “affetto” dalla Leggenda che ospita.
La risoluzione dei conflitti (e.g. il lancio dei dadi) si traduce nell’uso di Mosse specifiche aventi ciascuna diversi effetti: AffrontareConvincereResistere, Rischiare, ecc. . Queste prevedono di base il lancio di 2d6, più il numero di “tag”, specifiche parole o frasi dettate dai temi, rilevanti all’azione in corso. Con un risultato di 7-9, la prova sarà un “successo, ma”, con un 10+ sarà un “successo assoluto”, con un risultato inferiore a 7 invece un fallimento.

Il feeling che si tra da questo sistema è estremamente cinematico: senza tiri d’iniziativa, particolari bonus numerici da aggiungere o sottrarre e con azioni che necessitano di essere adeguatamente descritte per essere eseguite, le scene di gioco somigliano più ad un collettivo racconto interattivo che ad una classica sessione di D&D.

Conclusioni

City of Mist è un bellissimo gioco, con una direzione artistica quasi perfetta, un’ambientazione ispirata ed innovativa ed una mole di materiale che difficilmente vi lascerà insoddisfatti.
Il principale problema risiede nel sistema di gioco: PbtA può risultare ostico, noioso o direttamente ingiocabile a chi è abituato a GDR più classici; la personalizzazione dei personaggi è limitata soltanto dalla fantasia, ma non incide così tanto come in altri giochi più tendenti ai “numeri”; lo stile narrativo, basato sulla cooperazione tra MC e giocatori con lo scopo di creare insieme un mondo di gioco organico e divertente, può funzionare tanto bene quanto essere un completo disastro.

Il consiglio spassionato (e nettamente personale) è di provare City of Mist e decidere voi stessi se può essere o meno il gioco che fa per voi. Sul sito di Isola Illyon (per l’edizione italiana) è presente, e scaricabile gratuitamente, uno starter set completo di regole, personaggi ed avventure.

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